Qualcuno pensa che essere arrabbiati significa essere un soggetto aggressivo, ma non è proprio così: la rabbia fa parte della moltitudine di emozioni che popola la pancia di ogni essere umano e in quanto tale costituisce un fatto fisiologico, in parole povere un fatto normale.
La rabbia è però una di quelle emozioni che vengono considerate nella morale comune negative, dunque se ne scoraggia spesso l’espressione nella società; quando ci si sente arrabbiati si tende quindi a evitare l’espressione, per paura di giudizi sociali o per paura che la rabbia possa dare origine a comportamenti spiacevoli o sconvenienti.
In realtà è proprio trattenendo la rabbia e negandola (far finta che non ci sia) che potenzialmente peggioriamo la situazione. É come se soffocassimo una parte vitale di noi stessi in un piccolo angolo e la comprimessimo: essa può diventare esplosiva!
Ed ecco che entra in scena l’aggressività, che rappresenta tutta un’altra storia rispetto alla rabbia in sé. Questa è un insieme di comportamenti che tendono, con forza, a togliere di mezzo l’ostacolo per il quale appunto ci siamo arrabbiati; tali comportamenti sono, infatti, comportamenti di forza, di intensità, di veemenza e per questo motivo possono risultare distruttivi.
L’obiettivo più adattativo è in realtà quello di far cantare in modo armonico tutte le emozioni che sentiamo, riconoscendole e prendendone atto, tra cui anche la rabbia. Essa merita, come tutti gli altri stati d'animo, di essere guardata e accettata, nonché espressa e tale espressione gioca un ruolo fondamentale nell’evitare di cadere nei comportamenti aggressivi che socialmente possono provocare danni.
Lucia Moglie, psicologa e psicoterapeuta