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Cattiva digestione: cause e conseguenze

27 Marzo 2025

La digestione è una funzione complessa esercitata dall’apparato digerente che consiste in un insieme coordinato di operazioni meccaniche e biochimiche mediante le quali le sostanze contenute negli alimenti introdotti nell’organismo vengono modificate per essere assorbite e utilizzate dall’organismo stesso.
Può capitare che per diversi motivi, come aver introdotto una quantità eccessiva di cibo, aver preso freddo durante la digestione o la presenza di allergie o intolleranze alimentari, la digestione non avvenga in modo ottimale. Si parla in questo caso di “cattiva digestione”.

I sintomi che possono accompagnarsi a una cattiva digestione sono:

  • Bruciore di stomaco
  • Reflusso acido
  • Eruttazioni
  • Mal di testa
  • Alitosi
  • Dolore
  • Gonfiore addominale
  • Nausea
  • Vomito
  • Sensazione di pesantezza
  • Meteorismo

Altri sintomi, invece, sono più generici, meno facilmente riconducibili alla difficoltà digestiva e sono:

  • Mal di testa
  • Tachicardia (provocata da reflusso gastroesofageo, che peggiora in posizione supina)

I fastidi gastrici durano circa 2-3 ore (tempo medio di completo svuotamento dello stomaco).

Questi sintomi possono essere più o meno fastidiosi durante il giorno, mentre diventano molto difficili da sopportare durante la notte (tanto che la difficoltà digestiva può ostacolare il sonno), poiché la posizione sdraiata non aiuta il deflusso del cibo e dei succhi acidi gastrici dallo stomaco verso l'intestino promuovendone, invece, il reflusso verso l'esofago. È sempre consigliabile infatti non mettersi a letto subito dopo i pasti.

La causa principale della cattiva digestione è l’alimentazione sbagliata.

Gran parte dei problemi digestivi comuni non sono legati a gravi malattie, ma dipendono essenzialmente dal fatto di mangiare troppo e male, di concentrare in un solo pasto gran parte degli alimenti assunti durante la giornata, di scegliere cibi pesanti da digerire, nonché dal fatto di mangiare in fretta invece di masticare lentamente (come si dovrebbe sempre fare) e dallo stress della vita quotidiana.

Oltre alle cattive abitudini a tavola però, ci sono altri fattori organici che possono provocare fastidi al tratto digestivo, come ad esempio:

  • Patologie gastrointestinali (gastrite, ulcera, ostruzione delle vie biliari, colon irritabile ecc)
  • Helicobacter pylori
  • Reflusso gastroesofageo
  • Uso di medicinali (antinfiammatori non steroidei)
  • Cambiamenti ormonali (gravidanza, ciclo mestruale e menopausa)
  • Intolleranze alimentari (ad esempio celiachia)
  • Abuso di alcol
  • Patologie neurologiche
  • Fasi della vita (gravidanza, menopausa)

Per escludere le diverse patologie è necessario rivolgersi a un medico specialista.

A seconda della sintomatologia complessiva e, in particolare, della presenza di "sintomi d'allarme" distintivi il medico potrà indicare l'esecuzione di:

  • esami della funzionalità epatica e pancreatica
  • ecografia addominale
  • Test finalizzato all'individuazione dell'infezione da Helicobacter pylori
  • gastroscopia
  • trattamento con farmaci
  • analisi delle feci

Rimedi

Generalmente una dieta varia, sana ed equilibrata è di aiuto contro questo disturbo, così come il mantenimento di buone abitudini alimentari (mangiare lentamente, ad esempio, riduce al minimo l’ingurgito di aria nello stomaco e permette una buona masticazione del cibo, preludio di una buona digestione).

Se alla base della cattiva digestione non c’è una patologia organica i rimedi naturali possono favorire la regressione del disturbo.

Dopo un pasto un po' troppo ricco, con sensazione di gonfiore addominale ed eruttazioni può essere utile anche succhiare caramelle alla menta, all'anice o alla liquirizia.

Un aiuto può ad esempio arrivare da tisane digestive a base di erbe (finocchio o infusi di limone e zenzero), procinetici, che promuovono il deflusso del cibo verso l'intestino ed esercitano un'azione anti-gonfiore e sali antiacidi come il bicarbonato di sodio o di calcio.

Il primo passo è sicuramente prendersi cura del benessere del proprio intestino prestando la giusta attenzione a ciò che si ingerisce: oltre a ridurre la quantità di cibo ad ogni pasto e oltre distribuire la propria dieta su pranzi e cene più leggeri e spuntini più frequenti, è di fondamentale importanza non trascurare la qualità degli alimenti che costituisce la base della propria alimentazione. Per proteggere la mucosa gastrica e non irritare ulteriormente un intestino già debilitato, è assolutamente necessario eliminare dalla propria routine alimentare alcool e bevande gassate, oltre a quelle contenenti caffeina. Parallelamente, andrebbe monitorata l’assunzione di acqua, per mantenere un buon livello di idratazione.

Ma il problema non è, ovviamente, solo nei liquidi: è bene, per la salute dell’apparato digerente, ridurre anche l’assunzione di cibi grassi e fritti, di olio e di condimenti particolarmente speziati o piccanti. È inoltre un buon consiglio mangiare almeno un paio di porzioni di pesce azzurro a settimana, preferendolo alla carne rossa o particolarmente grassa, e integrare il proprio menù con tipologie variegate di cereali, e differenti tipi di frutta e verdura di stagione. Per combattere le cattive abitudini alimentari, varietà ed equilibrio sono regole auree: non è lo “sgarro” occasionale, ma il percorso nutritivo costruito quotidianamente, poco a poco, a fare la differenza tra una digestione sana e l’accentuarsi del disturbo connesso alla dispepsia.

Contrariamente a quanto si pensa, difficilmente il completo digiuno può essere di aiuto nell’attenuare i sintomi di un intestino irritato e dolorante. Molto meglio mangiare poco, bene, lentamente. Aiutare il processo di scomposizione del cibo con una masticazione lunga e approfondita. Ciascun pasto dovrebbe avere una durata di almeno trenta minuti. Dopo mangiato, può essere utile e salutare una piccola passeggiata, meglio se all’aria aperta; questa buona abitudine è particolarmente raccomandata dopo pasti abbondanti. Al contrario, è assolutamente sconsigliato distendersi o dormire subito dopo i pasti: è bene quindi consumare la cena ad un orario non troppo tardivo, in modo da concedere all’apparato digerente il tempo necessario a concludere l’assimilazione del pasto.

Eleonora Pocchiari, biologa nutrizionista

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