Viviamo in un’epoca in cui l’immagine parla prima di noi. Soprattutto per i più giovani, lo stile diventa una lingua da imparare in fretta, fatta di trend virali, look copiati da TikTok, e like che validano l’esistenza. Ma cosa succede quando, nel tentativo di somigliare a qualcuno, si smette di somigliare a sé stessi?
Il desiderio di appartenere, specialmente nell’adolescenza, è naturale, ma troppo spesso si trasforma in omologazione: stili tutti uguali, personalità che si diluiscono, identità che si perdono. Come consulente d’immagine, ma anche come madre, mi chiedo spesso: come possiamo aiutare i ragazzi a trovare la propria voce, anche attraverso ciò che indossano?
Non si tratta di dire no alla moda. Si tratta di scegliere, con consapevolezza, cosa ci rappresenta davvero.
Crescere oggi significa essere costantemente esposti a modelli da seguire. I social sono diventati veri e propri palcoscenici dove tutti si sentono obbligati a recitare una parte, spesso scritta da qualcun altro. Basta un video virale, un trend su Instagram o una serie su Netflix per dettare cosa è “giusto” indossare, come comportarsi, persino cosa pensare.
Per gli adolescenti questo è terreno delicato. Sono in una fase in cui stanno cercando sé stessi, ma spesso lo fanno guardando fuori anziché dentro. E così, per paura di sentirsi esclusi, finiscono per imitare, per adeguarsi, per spegnere la propria unicità in nome di un’appartenenza spesso superficiale.
Il problema non è il desiderio di sentirsi parte di un gruppo: è umano, naturale, e spesso necessario. Il punto è che questo desiderio non dovrebbe mai soffocare l’identità personale. Quando l’immagine diventa una maschera anziché un’espressione autentica, qualcosa si perde.
Aiutare i giovani a diventare più consapevoli di questo meccanismo è il primo passo per liberarli da una moda imposta e portarli verso uno stile che nasce da dentro.
Spesso si pensa che curare la propria immagine significhi essere superficiali. Ma per me, che lavoro ogni giorno con persone che vogliono riscoprirsi attraverso ciò che indossano, è esattamente il contrario. Lo stile è un linguaggio potentissimo: parla di noi, ancora prima che apriamo bocca.
L’immagine, quando è autentica, non è una maschera: è una dichiarazione di presenza. Per questo insisto sempre sull’importanza di conoscersi prima di vestirsi. Il lavoro che faccio parte proprio da lì: da chi sei davvero, da ciò che ti fa sentire bene e dal modo in cui vuoi raccontarti al mondo.
Attraverso l’analisi delle “essenze di stile”, accompagno le persone, giovani inclusi, a riconoscere le proprie caratteristiche uniche e a valorizzarle. Non si tratta di imporre uno stile, ma di trovarlo insieme. Non c’è nulla di sbagliato nel seguire la moda, finché è una scelta e non una prigione.
Lo stile personale nasce dall’incontro tra ciò che siamo, ciò che ci piace e ciò che desideriamo comunicare. È un processo di ascolto, libertà e creatività. E quando questo accade, l’immagine non è più qualcosa da rincorrere, ma qualcosa che finalmente ci somiglia.
Ogni tanto sento dire che certi look “danno messaggi sbagliati”. Spesso questa frase viene rivolta soprattutto alle ragazze, accusate di essere “troppo svestite” o provocanti. Ma davvero siamo ancora fermi a questo punto? Personalmente, credo che non esista un abito che possa definire il valore di una persona. Il messaggio che trasmettiamo non dipende solo da quanto mostriamo, ma da come ci sentiamo dentro quei vestiti.
Educare i giovani all’immagine non significa giudicarli o limitarli, ma aiutarli a essere consapevoli. Non si tratta di dire “non vestirti così”, ma piuttosto “scegli ciò che ti rappresenta davvero”. C’è una grande differenza tra indossare qualcosa per piacere e farlo per essere accettati.
Anche qui, il punto non è la quantità di pelle mostrata, ma la qualità dell’intenzione. Quando un ragazzo o una ragazza sceglie con consapevolezza, anche un outfit audace può essere un atto di potere personale, non di provocazione.
Lavorare sull’immagine significa dare strumenti, non imporre regole. E, soprattutto, significa creare uno spazio sicuro in cui ogni giovane possa sperimentare, conoscersi, sbagliare e poi ritrovarsi… sempre un po’ più vicino a sé stesso.
Accompagnare i giovani nel loro percorso di crescita significa anche aiutarli a dare forma a un’immagine che li rappresenti davvero. Non serve puntare il dito contro chi segue un trend o si veste in modo audace: servono ascolto, comprensione e strumenti per scegliere con consapevolezza.
Lo stile non è solo apparenza: è identità, emozione, comunicazione. Ed è giusto che evolva insieme a chi lo indossa. Per questo credo in un approccio che unisca l’immagine alla conoscenza di sé, senza giudizi né forzature.
Per i ragazzi, scoprire il proprio stile può diventare un viaggio bellissimo verso l’autenticità. E noi adulti, genitori o professionisti, possiamo essere guide silenziose, pronte ad accendere quella scintilla che li aiuta a dire, semplicemente: “Questo sono io”.
Lara Quaranta, consulente d'immagine olistica