Quando si parla di depressione sarebbe probabilmente più corretto parlare di spettro dei disturbi dell’umore in quanto le loro manifestazioni possono essere più o meno gravi e dipendere da diversi fattori: da una predisposizione genetica (familiarità), includere fattori biologici (alterazione della serotonina e della dopamina che sono neurotrasmettitori cerebrali), ambientali (stress, traumi e/o lutti) e psicologici (scarsa stima di sé, difficoltà nel relazionarsi agli altri).
Si tratta di disturbi psichiatrici con sintomi ben specifici tra i quali basso tono dell’umore, anedonia (incapacità di provare appagamento o interesse per attività comunemente ritenute piacevoli), sintomi fisici (ad es. mal di testa, dolori muscolari, tachicardia) e cognitivi (ad es. indecisione, colpevolizzazione, autosqualifica…).
Alcuni tra i più noti disturbi depressivi: Depressione Maggiore (umore depresso prolungato, senso di affaticamento, difficoltà a dormire e pensieri suicidari); Dystimia (Disturbo Depressivo Persistente, sintomi cronicizzati seppure meno gravi rispetto alla depressione precedentemente descritta, ma più duraturi); Disturbo Depressivo Post-Partum (con sintomi che solitamente interferiscono con la cura del neonato e il legame madre-figlio).
Possono essere diagnosticati tramite colloquio clinico, uso di test e questionari specifici e, ultimo ma non ultimo, escludendo altre patologie sia fisiche che mentali caratterizzate da sintomi simili a quelli della depressione.
Una volta accertata la diagnosi, si può intervenire con una psicoterapia, farmacoterapia, tecniche di rilassamento e supporto sociale (ovviamente la terapia “elettiva” deve essere necessariamente definita una volta verificata lagravità della condizione presentata dal paziente).
dott. Federica Giuli, psicologa